La vicenda del litorale viterbese, dove immigrati dei centri di accoglienza erano costretti a lavorare la terra con paghe da fame e senza tutela di nessun genere, fa riemergere la grande piaga del caporalato anche nel territorio della nostra provincia. Non basta condannare il caporalato per editto, occorre reprimere un fenomeno di cui si conoscono per intero i contorni e la localizzazione, stroncare quella che rappresenta una vera e propria piaga sociale e fermare la concorrenza sleale di prodotti agricoli di scarsa qualità importati da paesi dove i braccianti sono sottopagati e ripristinare chiare regole di competitività, anche nel mondo dell’edilizia. Siamo di fronte a pratiche di sfruttamento disumane dove le uniche “regole” sono la mancata applicazione dei contratti di lavoro, un salario di poche decine di euro al giorno, a cui seguono storie di ordinaria violenza.
Il caporalato e lo sfruttamento in genere degli immigrati da parte del circuito illegale sono una ragione in più per combattere i trafficanti di uomini e i loro sostenitori. Un’immigrazione incontrollata non aiuta nemmeno i migranti che finiscono tra le braccia della criminalità organizzata e in fenomeni come il caporalato. La soluzione non è quindi aumentare il numero di immigrati o concedere con più facilità la cittadinanza italiana come sostenuto dalla sinistra e sui cui in passato si è arrivati come accaduto con la sanatoria Bellanova, ma avere un’immigrazione regolamentata, su cui il governo Meloni già sta lavorando”.
Gabriele Caropreso – Resp. prov.le Dipartimento Legalità Sicurezza Immigrazione FDI